Omelia II Domenica di Quaresima

Luce, bellezza, gioia.
Il Vangelo della Trasfigurazione sta raccontando un momento di gioia di Gesù: è felice perché la luce è il segno che lui sta camminando bene verso il volto di Dio; perché sta parlando dei suoi sogni con i più grandi sognatori della Bibbia, Mosé ed Elia, il liberatore e il profeta; perché ha vicino tre persone che comunque gli vogliono bene e lo seguono da anni; perché si sente amato dal Padre, sente le parole che ogni figlio vorrebbe sentirsi dire. La gioia di Gesù contagia i suoi discepoli, tanto che Pietro entusiasta grida: che bello qui! I discepoli vedono quello che noi vediamo in una persona felice: gli brillano gli occhi!
La buona notizia ci dice che la nostra fede è un’esperienza di bellezza da cui sgorga gioia.

Nel caso del Tabor, Gesù vuole preparare i suoi discepoli per l’ora della croce, perché non restino (troppo) scandalizzati; in modo analogo la preoccupazione della liturgia, in questa seconda Domenica di Quaresima, è quella di preparare i fedeli all’ora suprema della croce.
Nel nostro cammino che ci porta ad arrivare pienamente rinnovati alla Pasqua siamo chiamati a comprendere come ciò che all’apparenza fu il peggiore dei fallimenti divini in realtà sia frutto dell’amore sconfinato di colui che “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi”. Lasciamoci raggiungere e trasfigurare da questo amore!
don Massimo

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